di Marco Crosetto e Alberto Pipitone Federico

“Affrontando la scelta dei brani per un concerto al clavicembalo non si può non tenere conto del pubblico a cui ci si rivolge. In un ambito come questo, ho optato per cercare di soddisfare due aspetti centrali per l’animo di chi si dedica a fare musica antica e soprattutto di chi, come me, si è formato su uno strumento romantico: la curiosità verso ciò che è stravagante e l’esecuzione stilisticamente adeguata.
Per quanto riguarda il primo aspetto, ho scelto Frescobaldi, il più grande genio del ‘600 dopo Monteverdi. La toccata nasce per motivi pratici: dare il tono del canto all’assemblea a Messa. Svilupperà poi un filone tutto suo, concepito sull’alternanza tra sezioni rapsodiche e contrappuntistiche.
Con Frescobaldi siamo all’apogeo e alla conclusione della forma: imitazioni sempre fresche, momenti molto intensi e molto tenui, sprazzi di recitativi, danze e canzoni (barocche). Ne risulta una musica strana, inusuale, basata sulla capacità al momento di proporre nuove idee.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, invece, ho scelto Scarlatti, optando per una delle sonate più famose del napoletano trapiantato in Spagna. Con tale scelta voglio esplorare le possibilità tecniche dello strumento che aveva a disposizione (sappiamo infatti che Scarlatti, alla fine della sua carriera, conobbe il pianoforte, che non era certo lo Steinway dei nostri giorni!), cercando di ricreare un’atmosfera possibile intorno a questo capolavoro.
Infine, ho scelto Bach, che non può mai mancare quando si sta al clavicembalo: presenterò il suo ‘Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo’, brano leggermente trascurato, un esempio di musica a programma di un giovanissimo diciannovenne. I movimenti non rientrano mai nei canoni della musica scritta per tastiera dal compositore tedesco, ma si avvicinano in modo convincente al mondo delle cantate.
Attraverso il nuovo- ciò che è strano, ciò che è originale e ciò che ha nuova veste – voglio condurre il pubblico verso una riconciliazione con la musica barocca e con la sua esecuzione su strumenti storici”.

Marco Crosetto


 

“La Fantasia op. 17 di Schumann è un brano di cui mi sono innamorato già da diverso tempo. Ha caratterizzato un importante periodo della mia vita, ricordo con chiarezza le sere in cui la ascoltavo camminando per Torino.
Cominciai a studiarla subito dopo il mio esame di ottavo anno di pianoforte: fu l’inizio del rapporto con questo pezzo, che si rivelò ancora più incredibile di quanto avessi immaginato. È Schumann all’ennesima potenza: trenta minuti di pensiero, emozione e colore che fluiscono ininterrottamente, un brano che riesce ad arrivare all’anima di chi ascolta in modo potente e sublime come pochi altri. Avere l’occasione di studiarlo e suonarlo è per me una grande fortuna.

Dopo il mio diploma, invece, ho iniziato a studiare i Preludi op. 23: è stata una sfida, sia perché non avevo mai suonato nulla di Rachmaninov, sia perché erano piuttosto lontani dal tipo di repertorio che avevo studiato in precedenza. Scoprii così una musica bellissima, appassionata e immediata ma con una espressività a sé, differente da quella degli altri compositori russi, come Cajkovskij e Prokofiev. E’stato difficile e stimolante cercare di rendere efficacemente questi pezzi. Alla fine, però, sono riuscito a trovare il modo per apprezzarli e suonarli ora mi dona grande soddisfazione”.

Alberto Pipitone Federico

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