a cura di Alberto Versace e Federico Mori

 

Timothy Cobb è il primo contrabbasso della New York Philharmonic.
In occasione della sua master class ospitata dal Conservatorio siamo riusciti a fargli qualche domanda per capire meglio cosa significa suonare in una delle più prestigiose orchestre del mondo.

Perché hai scelto il contrabbasso e quando hai capito che sarebbe diventato il tuo lavoro?

Beh, ho suonato praticamente per tutta la mia vita perché mio padre era un contrabbassista e mia madre era una violinista, io però da piccolo ero più interessato agli sport. Per dirla tutta da ragazzo mi appassionai seriamente al rock & roll, ho suonato il contrabbasso tutta la vita, però all’epoca ero più interessato a chitarre e batterie, ero anche abbastanza bravo come batterista. Poi un giorno mi svegliai e mi dissi “dimentica la batteria”.
Decisi di diventare un professionista quando mio padre era ammalato ed io lo dovetti sostituire suonando un quintetto di Prokofiev, molto difficile. Dovetti impararlo in una settimana. Avevo 16 anni, mio padre non mi poté neanche aiutare poiché era in ospedale. Comprai il disco, lo ascoltai e riuscii a suonarlo bene.
A fine concerto il violinista mi fece i complimenti ed io pensai “Posso farlo!”.

Quale è stata l’esperienza musicale più significativa della tua vita e quale ti ha fatto crescere di più come musicista?

Uhm… beh, domanda veramente difficile, credimi
Probabilmente non riesco a sceglierne una, ma potrei dirtene due o tre.
La prima è il tempo speso al Marlboro festival nel Vermont, musica da camera di un livello incredibile, trovi artisti come Joshua Bell, il top del top, ma allo stesso tempo molto informale. Dopo tre anni mi è stato concesso l’onore di poter eseguire “La Trota” di Schubert. Lasciatelo dire, in quei casi è meglio che tu sia perfetto, e tutto lo è stato, è stato fantastico.
La seconda è il Curtis Institute, è stato fantastico. A scuola stringi amicizie con persone che conoscerai per sempre. Crescendo, come musicista, ho avuto l’occasione di suonare con Karlos Kleiber, quattro volte, quattro opere. Ogni giorno continuavo a ripetermi “ ho l’opportunità di suonare con Karlos Kleiber!”.

Dopo una vita intera passate ad insegnare e suonare, riesci ancora a divertirti come avresti fatto da giovane?

Sono felice di poter affermare che la risposta è sì. Specialmente adesso. Quando ascolto gli ottoni della NYPO, dio mio, sono perfetti ogni volta, è incredibile. Riesco a divertirmi pur pensando comunque al mio lavoro, pizzicati insieme e arcate. Ho un sacco di cose di cui preoccuparmi ma nonostante ciò continuo ad amarlo.
Quando fai una buona performance ti senti bene, no? Perciò sei sempre motivato nel fare del tuo meglio e se magari hai successo nel fare buona musica puoi certamente godertelo come qualsiasi altra cosa.
Perciò penso che fondamentalmente la risposta sia sì, mi diverto ancora come da giovane.

Com’è vivere in un ambiente come New York e la NYPO?

Beh è meraviglioso perché per me è incredibile riuscire a godere città antiche. Noi americani amiamo venire in Europa perché tutto per noi è qualcosa di mai visto prima, intendo dire che per noi antico significa 1700, poi uno viene qui e può camminare su un pavimento dell’antica Roma , è veramente una bella sensazione.
La cosa bella di NY è che tutte le grandi orchestre ci passano, di conseguenza moltissimi musicisti ci passano. Ricevo email della serie “ Hey Tim, sarò a NY la prossima settimana” da amici da tutto il mondo, Giappone, Hong Kong, San Francisco ecc. Questo è molto bello. Un’altra cosa, per bene o male che sia, NY è estremamente veloce. C’è un modo di dire, da noi si dice “NY minute” per dire che a NY in un minuto possono succedere tantissime cose.

Un musicista di alto profilo come te, come bilancia lavoro e vita professionale?

È molto difficile, perché semplicemente non stacchi mai dal lavoro, potresti essere a fare una corsetta oppure a sciare e con la testa ancora star pensando a ciò che devi suonare (* canticchia melodia *).
È così di continuo per questo è molto importante fare esercizio, bisogna muoversi. A me piace fare un po’ di pesi per esempio.
La vita sociale va curata, passare del tempo con gli amici o con gli studenti è veramente importante per allentare la pressione.
Nella NYPO, così come in ogni grande orchestra la prima prova è veramente buona, la seconda è perfetta, il concerto è perfetto. Queste sono le aspettative, e se non le rispetti allora ti senti male per aver “deluso” i tuoi colleghi. Perciò lavori tanto e sodo, poi naturalmente tutti hanno grandi serate e serate non così grandi ma è impossibile altrimenti… dopotutto siamo umani.

Come è cambiato il panorama della musica classica nel post-Obama?

Non è ancora cambiato, ma è ancora troppo presto. Tutti siamo un pochettino nervosi, ci preoccupiamo perché non sappiamo…

Quali sono le qualità che uno studente che punta a diventare professionista dovrebbe coltivare ?

Jascha Heifetz, in uno dei suoi film in cui gli venne posta questa domanda rispose: integrità, rispetto per se stessi, ed entusiasmo. Integrità… “hai studiato oggi?”, Rispetto per se stessi… “ok, ok , oggi benino, forse, posso fare di meglio però è già buono. Entusiasmo… Domani studierò più duramente. Una risposta incredibile, sono consigli davvero validi che mi sento di trasmettere ai miei studenti, ma penso anche che sia importante la determinazione, per esempio: se io adoro la 5 di Mahler sono spinto da un desiderio fortissimo di suonarla quindi mi darò disciplina nel suo studio. Secondo me non c’è una particolare attitudine da coltivare, non vorrei parlare del talento, in questa stanza tutti hanno talento.
Per riuscire in ogni impresa di questo tipo serve un 98% di impegno e un 2% di talento.

Rispetto a 20 anni fa, oggi è più difficile per uno studente entrare a far parte di un orchestra professionale?

Non credo sia più difficile perché le grandi orchestre hanno sempre avuto grandi musicisti, quindi per entrarci devi essere un grande musicista, il problema è che al giorno d’oggi i musicisti bravi sono molti di più. Mi ricordo la mia audizione alla Chicago Symphony, c’erano circa 500 contrabbassisti ed è finita solo con due finalisti io e un altro ragazzo, fortunatamente ho vinto. Adesso è tutto più complicato ci sono più fasi in un’audizione, in una finale arrivano 5/10 persone. Oggi ci sono molti più insegnanti bravi, non che un tempo non ce ne fossero, ma oggi l’offerta è più alta e offre molte più possibilità per studiare. È migliorato anche il settaggio degli strumenti. In un’ audizione è richiesto ritmo è intonazione, non serve una magia è una cosa di base. Mettiamo caso in una grossa audizione di 100 persone magari 50 sono intonate ma fuori tempo. Ora prendiamo le altre 50, abbastanza bravi, poi 20 molto bravi, 5 fantastici e poi scegline uno. È così che funziona, non è magia, si può fare. Bisogna studiare con attenzione l’intonazione, ascoltare l’insegnate, essere flessibili nell’approccio cercando di avere uno strumento degno del tuo studio. Avere un buono strumento aiuta, se sei davvero intonato riesci a tirare fuori il suono di cui hai bisogno.

Ci sono degli svantaggi nell’iniziare a suonare quando si è più avanti nell’età rispetto all’iniziare da bambini?

Sì assolutamente, ho avuto degli allievi, che adesso sono professionisti, i quali hanno iniziato da piccoli, nonostante i genitori non fossero musicisti. Iniziare da piccoli è un grande vantaggio, per me lo è stato. I primi ricordi che ho sono della mia casa piena di contrabbassi. Nella mia famiglia si parlava sempre di musica, era un argomento molto importante, il mio primo ricordo d’infanzia è la musica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *