di Danilo Ionadi

 

Vorrei oggi toccare un personaggio, ricorrendone il ventennio dalla morte, che forse, tra le schiere delle nuove generazioni, è da pochi conosciuto ma che ha giocato un ruolo cruciale nella politica italiana per quasi tutta la seconda metà del secolo trascorso. Ritenendo indispensabile ad una completa formazione dell’individuo e quindi anche del musicista una conoscenza, mossa dall’interesse, del proprio tempo e di quello trascorso, non me ne vorrete se questo articolo esula dall’ambito strettamente musicale.

È il 30 aprile del ’93 e l’hotel Raphael a Roma è assediato da una folla di contestatori al grido di “vergogna!”, “ladro!”, ma soprattutto un grido risuona imponente e che è sintesi di un momento chiave della storia della politica italiana: “Craxi, sei finito!”. È la sconfitta dell’uomo storico del Partito Socialista Italiano, che sta perdendo tutto: il consenso, la segreteria del partito (già persa da due mesi), la reputazione sua e del partito che ha così a lungo guidato e ormai anche la libertà personale. E quando dall’entrata principale del Raphael esce Bettino Craxi, quella che si para davanti alle telecamere è una scena da contrappasso dantesco, una folla inferocita che scaglia centinaia di monete accompagnate da invettive di ogni genere verso quell’uomo che non dà accenno di scomporsi e sale in auto con lo sguardo sobrio e impassibile, abbandonando la scena col fare di sempre. Sono gli anni dell’inchiesta di Mani Pulite, anni in cui piovono avvisi di garanzia che colpiscono politici di ogni fazione, che svelano i legami tra imprenditoria, politica e malavita, anni in cui Camera e Senato sono completamente sommerse da richieste di autorizzazione a procedere per deputati e senatori e le folle si riversano nelle piazze a sostegno della magistratura inquirente, mentre in Parlamento deputati sventolano cappi invocando la forca per i colleghi avversari e la politica non riesce più a reggere la pressione della magistratura e quella dell’opinione pubblica insieme. Tra il ’92 e il ’93 sono state 233 le richieste di autorizzazione a procedere nei confronti di deputati e senatori e solo 76 sono state concesse, con ovvie conseguenze sull’opinione pubblica tali da portare ad una revisione costituzionale che abrogasse, furore populi, l’istituto stesso dell’autorizzazione a procedere per i parlamentari.

Oggi Craxi viene ricordato così e il suo ricordo si associa indelebilmente a quegli anni, ma Craxi non fu solo questo. Craxi rappresentò l’espressione di una Sinistra alternativa al PCI, critica verso l’ideologia marxista – leninista e rivalutatrice delle posizioni di Proudhon, ostile alle politiche sovietiche, da Craxi definite il prodotto di un “comunismo burocratico e totalitario”, la cui alternativa doveva essere il suo “socialismo democratico e liberale”. Bettino Craxi fu una figura chiave della politica italiana e, una volta conquistata la segreteria, portò al suo partito enormi risultati che lo videro ottenere, primo fra i socialisti, la carica di Presidente del Consiglio. Con lui alla guida del partito fu possibile, con la collaborazione della Democrazia Cristiana, l’elezione di Sandro Pertini al Quirinale e i suoi governi si fecero promotori di importanti provvedimenti quali il Concordato con la Santa Sede dell’ ’84, che segnò il distacco del partito socialista dalle tradizionali posizioni anticlericali, o l’aspramente criticato “decreto Berlusconi”, che permise lo sviluppo della Fininvest dopo che furono oscurati i canali Mediaset. I governi Craxi si segnarono anche e soprattutto per una grande attenzione alla politica estera, in cui pur mantenendo posizioni di stretta collaborazione con gli USA (si ricordino le installazioni missilistiche in chiave anti Urss in Sicilia), non mancarono di mostrare aperture alla causa palestinese e diedero prova di indubbia capacità politica nella gestione di incidenti diplomatici come quello di Sigonella nel 1985 (in cui i venti carabinieri italiani che circondavano l’aereo con a bordo Abu Abbas furono circondati da soldati americani che a loro volta vennero circondati da altri carabinieri) ed in specie Craxi in persona, nella gestione della vicenda col presidente USA Ronald Reagan. Bettino Craxi fu anche il solo politico italiano assieme a Marco Pannella a mostrare disponibilità ad una “soluzione umanitaria” durante il rapimento Moro, e questo non si può non ricordare, opponendosi al “partito della fermezza”, contrario ad ogni possibile trattativa con le brigate rosse.

Craxi morì vent’anni fa ad Hammamet, in Tunisia, dove fuggì, sottraendosi alla Giustizia, nel 1994, negando sempre ogni responsabilità nelle accuse di corruzione, ma riconoscendo pubblicamente, con il celebre discorso in Parlamento del 29 aprile 1993, i finanziamenti illeciti a tutti i partiti (e non solo al suo). Per i suoi tenaci estimatori egli morì esule, per i suoi detrattori morì latitante. Un altro grande socialista, dall’altra parte dell’oceano Atlantico, a Santiago di Cuba, disse nel 1953: “la Storia mi assolverà”; figura di indubbio spessore politico, a vent’anni dalla morte quella di Bettino Craxi non si può dire sia stata ancora, almeno non in tutto, assolta.

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