La nuova versione tutta georgiana dello Schiaccianoci di Čajkovskij, andata in scena a dicembre al Teatro Regio, è stata una piacevolissima sorpresa sia per gli appassionati del genere sia per il pubblico generale, accorso in grande numero per questo immortale classico natalizio.

Moltissime le famiglie con bambini in sala, felicissimi di assistere a questo spettacolo carico di giocosità per la natura della partitura e del soggetto.

Occorre prima di tutto lodare il lavoro della compagnia di balletto, guidata da Nina Ananiashvili, in questa occasione anche ideatrice delle coreografie. I solisti nei ruoli principali sono stati pressoché impeccabili nei movimenti, sempre eloquenti rispetto al messaggio da trasmettere. Nella scena del sogno di Barbarè, ad esempio, la ballerina si prodiga in un elegante passo ad occhi chiusi sulle punte che ben rende lidea del sonno.

Meritano particolari menzioni le interpreti di Barbarè e della Fata confetto, Mari Elo e Ruika Yokohama.

Il corpo di ballo è meno numeroso di quanto si vede di solito, di conseguenza nei grandi balli di insieme, come il valzer dei fiocchi di neve e il celebre valzer dei fiori, i ballerini hanno a disposizione una maggiore libertà di movimento. Il risultato è quello di una danza spesso libera e vibrante ma sempre estremamente controllata

Questa versione dello spettacolo è ambientata in Georgia, paese dorigine di molti dei lavoratori coinvolti, dalla compagnia di balletto ai coreografi e al direttore. Largomento e il libretto sono stati modificati e di conseguenza le coreografie in alcune scene si discostano dalla prassi comune, fattore che modernizza il balletto e gli conferisce un taglio meno tradizionale senza però snaturarlo. La prima scena ad esempio, è ambientata nel parco Mtatsiminda e successivamente nella casa della famiglia Dadiani a Tbilisi (capitale della Georgia) anziché in Germania, come nella fiaba originale.

Le scenografie, anchesse create apposta per questa versione, sono parecchio colorate ed elaborate e riempiono perfettamente lo spazio scenico  senza mai risultare intrusive.

Grandissima prestazione dellOrchestra del Teatro Regio, per questa produzione guidata dal Maestro Papuna Gvaberidze. Nonostante la partitura dellopera sia di una difficoltà ragguardevole lorchestra ha offerto unesecuzione solida,pulita e godibile in ogni sua parte nel (quasi) pieno rispetto dei segni di dinamica in partitura e delle indicazioni del compositore. Da segnalare solo la superficialità occasionale di alcune delle dinamiche estreme (pianissimi e fortissimi).

È degna di menzione anche la chiarezza del gesto del direttore, mai eccessivo ma sempre in controllo della compagine orchestrale.

Ottimo anche il breve intervento del coro di voci bianche, preparato dal M° Claudio Fenoglio, che ci ha abituati bene in questi anni alla guida dei ragazzi.

Uno spettacolo, insomma che chiude in bellezza il 2022, anno delle riaperture dopo la lunga pausa dovuta alla pandemia, e che serve, per tutti noi spettatori e per il Teatro, da buon augurio per queste Feste e per un felice 2023.

Leonardo Vezzadini

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