– Cosa studi?

Una domanda spesso usata per attaccare bottone e sciogliere il ghiaccio, solitamente con una persona appena conosciuta, che sia a una festa o a fine lezione di uno di quei corsi in cui proveniamo tutti da indirizzi diversi. È, però, anche una domanda efficace per confrontarsi su idee e approcci differenti tra i vari strumenti e filosofie.

Un po’ più complesso è trovare una risposta se non studi uno strumento vero e proprio ma, come nel mio caso, Musica Elettronica. Infatti, alla domanda – cosa studi? – non riesco mai a dare una risposta univoca, soprattutto per chi non ha presente cosa sia la musica elettronica e/o elettroacustica, e mi limito a dire: costruisco suoni, perché fondamentalmente è vero.

Gioca molto anche il nome di questo campo, e quindi del corso musica elettronica, che può essere fuorviante per chi ha un approccio al genere prettamente convenzionale, come potrebbero essere tutta quella musica da club notturni o feste. Effettivamente è vero, musica elettronica è anche quello, quindi diventa ancora più complesso, ma affascinante, snocciolare e definire questa corrente prettamente sperimentale e avanguardistica.

Per approfondire, prima abbiamo bisogno di fare un salto nella succursale di via S. Francesco da Paola, luogo che noi di musica elettronica frequentiamo la maggior parte del tempo.

Molti la conoscono perché seguono lì delle lezioni di strumento o di corsi a scelta (come Informatica musicale), e conoscono anche noi, perché sentono spesso tutti quei rumori esagerati e talvolta incomprensibili da chi studia uno strumento vero, e quindi le fondamenta delle regole musicali.

Dunque tutto quello che è percepibile è una massa incomprensibile di frastuoni, apparentemente insensati, in buona parte distorti e dissonanti, solo alcune volte con apparenti armonie. Ecco: questa è Musica Elettronica e, quei frastuoni, noi li chiamiamo suoni.

Questo articolo potrebbe anche concludersi qui, perché effettivamente questo tipo di musica è proprio così. Il concetto alla base è l’andare oltre, esplorare nuovi mondi al di là delle cornici dei tempi definiti, delle note sul pentagramma e dell’impostazione classica.

A questo punto, ci tengo però a svelare il trucco, quello che si cela all’interno delle aule dei rumori, sia per dare un’idea più chiara a chi studia strumento sia per dare qualche informazione in più a chi deciderà in futuro di intraprendere questa strada.

Quello che succede nel pratico è la coesione di diversi corsi, al fine di apprendere i concetti e le capacità per sviluppare un proprio approccio e una personale filosofia in questo tipo di musica. Spesso il nostro strumento è il computer, con cui si può creare un’infinità di suoni, grazie a linguaggi di programmazione (tipo C++ ma per generare suoni), sintesi ed editing con programmi dedicati. Immagina tutto questo come un passepartout per un’altrettanta infinità di mondi già esplorati o ancora sconosciuti. Per ragioni didattiche ci si concentra molto su tutto ciò che già esiste, ma sarai sempre stimolato a voler conoscere di più, anche grazie al metodo di insegnamento dei Maestri.

Oltre a tutto ciò che può offrire il computer, si esplora anche il mondo della registrazione e della costruzioneeffettiva di apparecchi elettronici, per generare o controllare il suono.

Abbiamo anche alcuni corsi più teorici, come Storia della Musica Elettroacustica, molto utile per capire cos’è successo ieri, per capire come siamo arrivati adoggi, tra personaggi, filosofie e tecnologie differenti. Anche Analisi della Musica Elettroacustica è un corso molto interessante in cui, grazie anche ai suggerimenti dell’insegnante, si vanno a sviscerare e capire alcuni brani del genere, spesso anche grazie ad interpretazioni e approfondimenti di chi ha composto l’opera; molto importante conoscere visioni e punti di vista differenti.

Bene, tutto questo è servito per spiegare come non sia sempre facile trovare subito una risposta alla domanda – Cosa studi? – e anzi, sono abbastanza sicuro che se questo mondo ti ha incuriosito ed andassi a chiedere agli studenti e alle studentesse di Musica Elettronica, ti darebbero anche risposte diverse. 

Forse è proprio la fluidità del concetto stesso, celato da un flebile alone di mistero, che rende affascinante questo mondo, apparentemente distaccato da quello della musica più tradizionale ma che, come scoprirai seguendo il blog, in realtà non è così lontano.

E tu cosa studi?

Faccelo sapere sotto il post di questo articolo

 

Andrea Petruzzo

 

 

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