Per i concerti del mercoledì dell’Unione Musicale, l’8 marzo, si è esibito il pianista Bruce Liu, ultimo vincitore (nel 2021) del prestigioso Concorso Chopin di Varsavia.

Nato a Parigi da genitori cinesi e poi trasferitosi in seguito a Montreal in Canada, Liu, dopo la vittoria del suddetto Concorso, ha iniziato una crescita straordinaria nel panorama pianistico ed è acclamato in ogni sala da concerto ogni volta che si esibisce. Il programma di questo concerto prevedeva musiche di Rameau, Chopin e Liszt.

 

Del compositore francese, del periodo del barocco musicale, abbiamo ascoltato una selezione dai Pièces de clavecin. I brani in questione sono stati: Les tendres Plaintes, Les Cyclopes, Menuets I et II, Les Sauvages, La Poule e la celeberrima Gavotte et six doubles.

L’esecuzione è stata ottima nel complesso: ottimo controllo e ottima brillantezza “barocca” (anche se a volte si è sentito qualche errorino di troppo a livello di esecuzione dei numerosi abbellimenti del barocco francese). Per quanto riguarda il suono poteva magari variarlo un pò di più , ma il mio è un gusto personale.

 

Su Chopin, invece, da Liu mi sarei assolutamente aspettato di più, dato che appunto ha vinto il concorso dedicato al compositore. Ha suonato la Ballata n. 3 in la bemolle maggiore op. 47, lo Scherzo n. 4 in mi maggiore op. 54, le Variazioni sul tema «Là ci darem la mano» dal Don Giovanni di Mozart op. 2 e il Lento con grande espressione in do# minore (sul programma dell’ Unione Musicale è stato scritto come titolo di quest’ultimo pezzo “Notturno in do diesis minore opera postuma” ma in realtà è tecnicamente sbagliato poiché non è un Notturno, anche se al giorno d’oggi quasi tutti lo definiscono così). Inoltre, sul programma di sala è stato scritto come data di morte di Chopin “1842”… ma è risaputo in realtà che la morte di Chopin è stata nel 1849. Ho riscontrato in generale alcune inesattezze nel programma di sala che richiederebbe più precisione.

Tornando a parlare dell’esecuzione, mi limiterò a dire che  è stato tutto poco interpretato e che ho percepito una maggiore attenzione alla tecnica che all’espressività, fondamentale in Chopin.

 

Di Liszt, invece, poteva sicuramente scegliere un altro pezzo poichè le Réminiscences de Don Juan R. 228 sono variazioni che riprendono quelle già suonate da Liu precedentemente in Chopin. Il tutto risultava molto “pesante e noioso”. L’interpretazione lisztiana nel complesso è stata più bella (anche se non entusiasmante) di quella di Chopin.

 

Ha concluso il concerto con 4 bis in quest’ordine: la Sarabanda della Suite Francese n. 5 BWV 816 di Bach, lo Studio Op.10 n.5 di Chopin, la Campanella (terzo studio trascendentale su Paganini) di Liszt e il Valzer in la minore Op. Posth anch’esso di Chopin. I bis sono stati un po’ il riflesso di tutto il concerto. Quindi come già scritto sopra “barocco molto raffinato – romanticismo poco interpretato”.

 

Dario Egile

 

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