Era una serata attesissima quella del 15 marzo scorso, che ha visto protagonista il duo composto dalla violoncellista argentina Sol Gabetta e il pianista francese Bertrand Chamayou, due artisti di grande calibro che si aggiungono alla lista degli ospiti illustri che quest’anno si sono esibiti per l’Unione Musicale di Torino.

Il concerto si apre con le Variations concertantes in re maggiore, op.17 di Felix Mendelssohn, lavoro che il compositore scrisse per suo fratello, abilissimo violoncellista. Dal tema iniziale, introdotto da entrambi gli strumenti che se lo contendono, si sviluppano otto variazioni di carattere estremamente vario. Come di consueto per questa forma compositiva, le variazioni si susseguono intensificandosi, in una fremente attesa del ritorno trionfale del tema. Davvero interessante l’esecuzione proposta, ricca di suono da parte di entrambi gli strumenti, pur sempre perfettamente bilanciati per far emergere ciò che nella partitura merita di essere evidenziato.  Non si può che rimanere profondamente coinvolti dall’attitudine di Sol Gabetta: magnetica, scalmanata(a tratti si prodigava in vere e proprie danze), con una forza incontenibile ma che però lei riesce ogni volta ad incanalare affinché qualcosa di straordinario esca dal suo strumento.

Da programma, segue la celebre Sonata in fa maggiore, op. 99di Johannes Brahms, la seconda dell’autore per questo organico. Si distingue dalla Sonata in mi minore, op. 38 per un carattere più aperto ed estroverso, forse anche frutto del fatto che Brahms l’ha concepita in un luogo assolutamente ameno quale il villaggio di Hofstetten sul lago di Thun, in Svizzera. I tre movimenti sono alquanto diversi tra loro ed armonicamente estremamente interessanti (il secondo movimento, è scritto nella tonalità lontana di fa diesis minore)e i due musicisti meritano moltissimi complimenti per aver trasmesso magistralmente tutta la liricità dell’opera mantenendo tuttavia un rigore formale impeccabile. Incredibile l’energia sprigionata dal duo, capace di realizzare ogni singola intenzione musicale rendendola ben chiara ed apprezzabile per il pubblico. Questa attenzione per il dettaglionon può che suscitare convinti applausi dopo il magico finale della sonata.

A concludere la serata torna Mendelssohn, con la splendida Sonata in re maggiore, op. 58, composta di quattro movimenti: un Allegro assai vivace, dal carattere molto estroverso, seguito dall’Allegretto scherzando, più rapido e vispo, a cui fanno da coda l’Adagio molto, vero apice espressivo dell’opera con la sua atmosfera nobile e meditativa, e il finale, Allegro e vivace, pirotecnico ma allo stesso tempo trionfale e tripudiante. Emerge ancora la qualità eccelsa di Sol Gabetta nel saper gestire perfettamente la sua amplissima gamma di suono e la sua intelligenza musicale per offrire al suo pubblico un’esecuzione non solo tecnicamente corretta, ma anche profondamente pensata e coerente da capo a fine. È resa manifesta allo stesso modo l’incredibile capacità di Chamayou nell’essere sempre perfettamente connesso con la compagna, un supporto essenziale che sa però anche essere protagonista quando la partitura lo richiede.

Interessante anche un’aggiunta al programma decisa dai musicisti stessi: la prima esecuzione assoluta di Verschbunde Worte, un Lied ohne Worte (“canzone senza parole”) per violoncello e pianoforte dedicato a questo duo, composto da Wolfgand Rhim, un compositore tedesco contemporaneo. A coronare questa serata di grande musica, due Canciones populares di Manuel de Falla.

 

Leonardo Vezzadini

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