di Danilo Ionadi

Il problema della mia generazione sono i vecchi di oggi.

Hanno chiuso le discoteche e si è scatenato il finimondo. Persino uno sconquassato ricorso d’urgenza al Tar. E cosa si dice? Chiediamo un sacrificio ai giovani, che per due settimane non possono andare in discoteca. Sicuri? Sicuri davvero che il sacrificio sia dei giovani? Perché in discoteca ci vanno i giovani. Quindi i/le cinquantenni incazzati/e dalla chiusura delle discoteche sono solo giovani cresciuti che non hanno mai perduto il fanciullino che è in loro. Ci si dimentica di tutti quei giovani, e giovani sì, stavolta, che mentre coetanei e non coetanei (!) andavano in discoteca dove “non ce n’è coviddi” loro stavano a casa perché le aule studio erano chiuse. Perché si sa che nelle aule studio il rischio di contagiarsi c’è, mentre in discoteca questo rischio non si corre. Evidentemente la cultura attira il virus. E il virus della cultura è ancora più pericoloso.

Ci si dimentica di tutti quei giovani che amano la musica a cui è stato detto “andate in discoteca, perché gli auditorium sono chiusi”. E di tutti quei giovani che sulle porte chiuse dei teatri han trovato le indicazioni per come raggiungere la discoteca più vicina. Ovviamente aperta. Questi giovani non contano, no, questi non si sono sacrificati. Ed ecco che basta aprire facebook ed osservare quanti prodi vecchi difendono la libertà dei giovani di andare in discoteca ma mai una parola sulle aule studio che sono rimaste chiuse né sugli auditorium e sui concerti di musica con livelli di decibel diversi da quelli raggiunti da una discoteca qualunque. Perché nella libertà violata dei giovani di andare in discoteca essi vedono pure la loro, che se per l’aula studio non hanno più l’età, per la discoteca invece non si è mai troppo adulti. Allora mi si potrebbe dire che il problema non sono i vecchi ma l’allergia alla cultura. Vero ma non troppo. Aprite facebook ancora una volta, aprire la pagina de La Stampa o La Repubblica o Il Corriere o quello che volete voi, a piacimento, aprite i commenti e ditemi quanti complottisti hanno meno di trent’anni. Ditemi quanti no vax e no mask vedete sbandierare i loro ideali di libertà (di contagiare gli altri) che abbiano, di nuovo, meno di trent’anni. Quanti liceali negazionisti riuscite a trovare.

Prendete una pagina a caso e leggete i commenti in cui gli insulti volano come gli angeli nel Paradiso e ditemi quanti, tra gli insultatori, hanno venti, venticinque, trent’anni. Ma se ancora non vi basta, prendete le immagini delle manifestazioni no vax e contate lì, nella vita reale e non sui social, quanti giovani trovate. Troverete adulti immaturi, mamme con le scritte sulla t-shirt “io non vaccino mio figlio”, cinquantenni che sventolano bandiere inneggianti al complotto delle mascherine e pensionati che si sono stancati di giocare a bocce per seguire la nuova moda no-mask e quella sempreverde no-vax. Ah, ricordo un episodio risalente a marzo, in piena crescita dei contagi, quando si alzavano le prime voci di complotto, i primi barlumi di negazionismo, e quando l’Emilia Romagna era la seconda Regione per numero di contagi. Ebbene, e qualcuno come me se lo ricorda, un bel giorno i giornali hanno riportato di ben 17 pensionati contagiati in un sol colpo perché non avevano rinunciato al loro piccolo torneo di bocce. E vi assicuro, a quel tempo già si parlava di giovani indisciplinati.

Io vedo giovani alle manifestazioni per l’ambiente e vecchi a quelle dei no vax. Vedo gli auditorium chiusi e i cinquantenni in discoteca. Vedo vecchi chiedere sacrifici ai giovani quando si tratta di rinunciare alla discoteca, perché sì, in quel caso il sacrificio è pure loro, ma se si devono chiudere teatri, università e biblioteche nessuno, di quegli anziani difensori della libertà, muove un dito, un labbro, un muscolo. I telegiornali che in questi tempi intervistano quei giovani indignati dalla chiusura delle discoteche perché quegli altri, di giovani, non meritano attenzione, rispetto, dignità. Perché i giovani che chiedevano l’apertura dei teatri, invece di quella delle discoteche, non sono giovani. I giovani sono quelli che vanno in discoteca.

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